Musica


E’ difficile spiegare la musica con le parole. La musica si spiega da sola. Ecco, secondo me, cos’è la musica:

Un grande chitarrista contemporaneo,  Ry Cooder, che mette assieme alcuni tra i più grandi cantanti e musicisti cubani, un bellissimo e romantico bolero, due vecchietti che lo interpretano come neanche gli angeli potrebbero, il pubblico attonito di uno dei templi mondiali della musica, Carnagie Hall, New York, USA, l’incontro straordinario tramite la musica tra persone di due stati che si detestano, un grande regista, Wim Wenders, che riprende in modo discreto questo stupefacente evento: questa e solo questa è la musica. Che brividi, ragazzi! Ah… l’orchestra è quella di Buena Vista Social Club, i due cantanti sono il grande Ibrahim Ferrer (purtroppo scomparso da qualche anno) e la straordinaria Omara Portuondo, ultraottantenne ancora in tournée per il mondo. Guardate come lei piange alla fine della canzone e come lui teneramente le asciuga le lacrime con il suo pollice.

Ma prima di arrivare alla musica cubana ho cominciato, a nove anni, ad amare i cantautori italiani. Che ne dite di questo?

Fabrizio De André: ho amato la sua voce, le sue canzoni, il suo essere, senza fini commerciali e senza pose, un vero poeta e un vero ribelle. Anarchico a modo suo, irriverente critico della oscenità benpensante degli anni 60, erede dei poeti maledetti e dei trovatori, con lui ed altri (Paoli, Tenco, Bindi, e poi De Gregori) inizia una stagione unica nella storia della musica italiana. Parallela ai bei gruppi che abbiamo amato e che reinterpretavano le canzoni della “beat generation” anglo-americana (Camaleonti, Dik Dik, Equipe 84, Giganti, ecc.), parallela al grande e un po’ antecedente Modugno (metà attore-cantautore, metà canzonettista da San Remo), parallela al fenomeno musicale Battisti, la scuola dei cantautori italiani ci ha regalato venti anni di grande poesia musicale, tante canzoni da cantare sulla spiaggia o nelle atmosfere rarefatte e bohèmien delle osterie di allora, e la possibilità di strappare sorrisi e baci alle ragazze pur senza essere “fighetti” e palestrati. Delle canzoni di De André conoscevo ogni verso, ogni accordo, ogni pausa. L’amore per questo grande poeta lirico moderno dura ancora, anche se da molti anni non ci sono nuove stupende canzoni ad alimentarlo. Fabrizio se n’è andato troppo presto, ma le sue canzoni continuano a colmare i nostri cuori.

Altro grande cantautore, secondo solo a De André, è Francesco De Gregori. Anche di lui ricordo le canzoni ed il suo modo personalissimo di cantare poesie. Inserisco una delle sue più belle canzoni, successive al suo boom, ma davvero straordinaria come musica e come lirica.

Mentre continuavo a seguire i cantautori italiani, mi perdevo ad ascoltare il programma radiofonico che ogni pomeriggio i miei fratelli più grandi sentivano durante la pausa dello studio: Bandiera Gialla, condotto e ideato da Gianni Boncompagni. Si ascoltavano i gruppi italiani dell’epoca e i Beatles, i Rolling Stones, i Procol Harum, Aretha Franklin, Ray Charles, tutto quanto di meglio ha prodotto la musica moderna. Cantavo anche le loro canzoni. Mio fratello Enrico diede ai miei genitori l’idea di regalarmi (attraverso la vecchia “Befana” che passava a trovarmi mentre dormivo ogni 6 di gennaio) uno strumento musicale. Il primo anno tentarono con una tromba per bambini: fallimento. L’anno dopo con una batteria per bambini (io poi sto meglio sull’armonia che sulla ritmica!): distrutta in pochi giorni. Infine, una chitarra 3/4 per bambini. Entusiasmo – come sempre – e poi lento abbandono dello strumento – che però riesco a non distruggere. Qualche anno dopo la riprendo in mano e comincio a strimpellarlo ad orecchio. Ancora adesso, qualche fine settimana, lo faccio, per accompagnarmi nel canto. Sono attimi di gioia pura, come quelli che mi dà l’amore per mia moglie, la meditazione, il compiere una buona azione e… scrivere! Ma intanto, passando gli anni settanta tra i cantautori italiani e la grande musica anglo-americana (ma più i primi), arriva un giorno estivo del 1979, su una spiaggetta sul Golfo di Santa Giulia, nel sud della Corsica. Arrivano due coppie di turisti milanesi e armeggiano con un mega-mangianastri. Il calmo suono della risacca rovinato dalla musica a tutto volume di questi cafoni di italiani?! Disteso al sole, stavo già mugugnando tra me e me cosa dirgli quando sarebbe iniziata la tortura. La musica inizia… Almeno tengono il volume moderato! Rimando la rissa, per il momento. E’ un LP in inglese, canzoni che non conosco. Ma chi canta? Sì, sembra Elton John, di cui conoscevo quasi solo Crocodile Rock e Rocket Man, portate in tv per lanciarle durante i programmi del sabato sera. Nessuna delle due canzoni mi aveva fatto impazzire (neanche adesso sono tra le mie preferite). Continuo ad ascoltare… davvero carine.. Mi perdo ad ascoltare assieme il suono della risacca e la voce di questo strano cantautore inglese, re del kitch e della esagerazione estetica. Tutta la mattina passa così, riascoltando quel bell’album. Passano i mesi. Viaggio in autostrada con amici a Cava A single Mandei Tirreni, per fare S.Silvestro a Napoli. Al ritorno, ad un distributore, mi sgranchisco e frugo con lo sguardo tra le cassette musicali esposte davanti al bar. Ce n’è una di Elton John: A single man. La prendo e la metto sull’autoradio per fare l’ultimo tratto verso Bologna. E’ lui, sì sì, è lui. L’album che avevo ascoltato l’estate prima a Santa Giulia. Bello bello bello! Così nasce il mio secondo grande amore musicale dopo De Andrè. Da allora – e ancora adesso, anche se con meno maniacalità – compro tutto quello che esce di Elton, ne canto le canzoni, ne seguo i concerti in Italia. Elton è un cuore romantico e melodico in un corpo che si agita freneticamente al suono del rock ‘n roll. Nella sua musica, i cui testi sono da sempre – salvo qualche pausa – quelli di Bernie Taupin, si ritrova quasi tutta la storia della musica moderna: il rock ‘n roll, certo, ma anche la musica pop inglese, la canzone d’autore anglosassone, il country americano, la disco, e, a tratti, un po’ di Liszt e Mozart!

Ascoltatelo (e guardatelo) in questa stupenda interpretazione di un inno religioso composto a metà dell’800:


Ovviamente ho amato tanto anche la musica classica, che ascoltavo prevalentemente in casa, suonata al pianoforte da mia madre, che prediligeva tra tutti Chopin, e, a seguire, Liszt, Brahms, Beethoven. Tra i tanti pezzi di musica classica che ho amato, forse questo di Leoncavallo – nella sua versione da colonna sonora dell’inizio del film di Martin Scorsese, Toro Scatenato, interpretato da Robert De Niro – è quello che mi dà più emozione.


Nella musica, a volte, ci si imbatte per caso, come abbiamo già visto con Elton John. Anni fa guardavo con mia moglie un programma divertente condotto da Serena Dandini e Corrado Guzzanti, dove viene ospitato Franco Battiato. Canta un classico della canzone napoletana, Era de maggio, lirica del grande poeta partenopeo Salvatore Di Giacomo. Bella canzone, ma mai mi aveva impressionato come cantata, quella sera, da una voce non straordinaria e dalla incerta pronunzia napoletana, come quella di Battiato. Vi inserisco il pezzo:

Ecco spiegato il mistero della musica. Non amo molto le canzoni di Battiato autore. La sua voce, assolutamente piacevole, ha un’estensione modesta e non è tecnicamente molto affinata. Eppure, un grande musicista, un uomo di profonda cultura, alla costante ricerca del suo perfezionamento spirituale (pratica meditazione Vipassana, come me), semplice nei modi e ribelle incapace di ipocrisie, può interpretare in modo meraviglioso canzoni non sue, semplicemente entrando nel cuore di chi le ha composte, semmai decenni prima. Fatto Assessore al Turismo dal neo Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, si è dimesso perché aveva detto con termini usuali tra la gente e in un contesto di complessa analisi, quello che buona parte degli italiani pensa della gran parte della classe politica che li ha governati negli ultimi anni. Andate a leggere una sua successiva intervista a questo link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/20/battiato-dissi-troie-in-parlamento-e-mi-cacciarono-ma-tempo-e-galantuomo/631908/

Torniamo ad alcune chicche musicali. Avete presente “la Bella e la Bestia”? Eccoli (straordinaria in questa interpretazione soprattutto la Bestia, forse perché la Bella si sentiva un po’ … minacciata!), che interpretano una bella canzone degli anni sessanta dei semi-sconosciuti – ai più –  Everly Brothers. Il duetto è tra Norah Jones, figlia del più grande Maestro di sitar contemporaneo e profondo interprete dell’ascetismo indiano, Ravi Shankar, e il migliore dei quattro Rolling Stones, il chitarrista Keith Richards, dedito per anni alle droghe ed alla vita dissoluta, ma musicista strepitoso.

Un altro pezzo bellissimo di qualche anno fa cantato da Keith Richards, accompagnato dagli altri Rolling Stones, escluso Mick Jagger (grande anche lui, però!). La canzone si chiama This house is empty without you.

Bravi questi vecchietti ribelli, no?! Certo – lo dico per i ragazzi d’oggi – la mia generazione ha avito la fortuna di crescere con una incredibile quantità di grandi cantanti e musicisti ed ascoltando centinaia di canzoni stupende. La musica per noi, assieme alla politica, è stata una forma di ribellione e di ricerca della propria identità. Ringrazio Iddio, nonostante tutto, di avermi fatto vivere in questi tempi.

Questo altro attempato cantante, dalla voce suadente, che un po’ accarezza e un po’ graffia questa bella e romantica canzone, da giovane era stato per qualche anno il vocalista e basso di uno dei più grandi gruppi di rock psichedelico degli anni 60-70, i King Crimson. Questa sua canzone, How Wonderful You Are, molti anni dopo, nel 2001, è stata la canzone più richiesta dagli ascoltatori nella storia di BBC Radio 2.

Nell’introduzione al booklet del relativo LP, Gordon scrive queste bellissime considerazioni sulla vita:

In circostanze estreme vediamo la verità davanti ai nostri occhi. Proprio quando iniziamo ad accettare il cinismo come norma, la nostra umanità ci corre in aiuto, mostrandoci con grande chiarezza che tutti noi dipendiamo l’uno dall’altro per sopravvivere in questo mondo. Mostrandoci la grazia e la bellezza dell’altruismo. Mostrandoci che i veri eroi della vita non sono le celebrità che conquistano le pagine dei giornali, ma gli sconosciuti intorno a noi, l’umile uomo o donna della strada.
La forza più potente della Terra unisce lo sconosciuto che aiuta lo sconosciuto, quella forza che ciascuno di noi possiede come dono benedetto, anche se talvolta ce ne dimentichiamo: il desiderio innato di amare e di essere amati, e semplicemente seguendo i nostri più nobili istinti noi possiamo cambiare tutto.
E’ confortante sapere di essere meravigliosi

Gordon Haskell

Ed ora, torniamo alle atmosfere iniziali di questa pagina: il Buena Vista Social Club e la reinventata musica cubana. Vediamo ed ascoltiamo un pezzo straordinario, che vede come voce guida Eliades Ochoa e seconda voce lo stupefacente Compay Segundo, che si accompagna sempre con il suo très: Chan Chan, canzone ispirata a Compay Segundo da una storia popolare. Nell’estate del 2013, nella Provincia cubana di Holguìn, ho fatto in auto la strada che “da Alto Cedro va per Marcanè” e “dirigendosi a Cueto va verso Mayarì”. Al piano, il grande musicista Rubèn Gonzàlez.