Cinema


Non sono un grande conoscitore di cinema. Però alcune pellicole rimangono, come poche altre cose, centrali nella memoria. Comincio ad esaminarne le più significative, per ricostruire la mia storia del rapporto con la nuova Musa del XX° secolo.

Lawrence d'Arabia - locandinaTutto comincia con Lawrence d’Arabia, diretto da David Lean (Il ponte su fiume Kwai, Il dottor Zivago, Passaggio in India, per citare solo alcuni dei suoi capolavori). Eravamo a Ischia in vacanza e i miei ci avevano portato in un cinema all’aperto a vedere questo film uscito da poco. Era l’estate del 1963 e non avevo nemmeno cinque anni. Eppure non ho mai dimenticato le immagini fantastiche di questo film, le dune di sabbia, la carica dei dromedari, gli occhi di un azzurro trasparente di Peter O’ Tool, il volto volitivo e simpatico di Omar Sharif. Approfondire la figura storica di Thomas Edward Lawrence è una delle cose che mi riprometto di fare nel prossimo futuro. Era un ribelle e non accettò mai che le promesse del governo britannico agli arabi, finita la guerra, fossero disattese. Deluso dagli eventi post-bellici, Lawrence con gesto eclatante, dopo aver preso parte alla Conferenza per la pace del 1919, si dimise dalla carica di consigliere politico degli Affari Arabi, giungendo a rifiutare la carica di viceré delle Indie. Rifiutò anche la prestigiosa Victoria Cross (per le sue brillanti azioni militari) proprio mentre Sua Maestà stava per consegnargliela, lasciando lo sbigottito sovrano Giorgio V con la scatola dell’onorificenza in mano. Personaggio eclettico, Lawrence tradusse anche l’Odissea dal greco all’inglese.

 

 

 

A un certo punto, già adolescente, dopo aver conosciuto Dustin Hoffmann nel celeberrimo “Il laureato”, lo ritrovo in un film dissacrante di Bob Fosse (quello di “Cabaret”): Lenny. Era la storia del graffiante comico statunitense, Lenny Bruce, morto a quaranta anni per una overdose di morfina e perseguitato dalle autorità americane per una comicità intelligente, anticonformista e volutamente scurrile. Mi piace riportarvi questa scena del film, che tocca due temi cari alla nostra epoca: il razzismo e il linguaggio “politicamente corretto”. Sentite Lenny in che modo affrontò entrambi i problemi.